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Ho visto Maradona... "e innamorato son"

All'improvviso ti arriva un pugno in faccia, barcolli... la vista ti si annebbia. Non capisci quanto ti è accaduto. Sei stranito. Sui social roboante una notizia, squarcia un normalissimo pomeriggio, vissuto con l'angoscia del doman non vi è certezza, ahinoi siamo in piena era Covid-19. Diego Armando Maradona è morto.

Non ci credi. È assurdo! E speri in cuor tuo che sia una fake, ne girano tante, poi di stì tempi il mondo virtuale ne è pieno zeppo. Invece, no. È tutto vero. Ti hanno appena comunicato che il più grande calciatore di sempre è morto. All'improvviso una marea, un vero e proprio tzunami di ricordi devastano la tua mente, la tua anima. E ti rammenti la sua prima volta in quel di Napoli, lo stadio "San Paolo" strabordante di gente è la prima dell'argentino, un grande colpo di mercato di Italo Allodi e Corrado Ferlaino che riescono nella "mission impossible" di portare in maglia azzurra il più grande calciatore di sempre. Proviene dal Barcellona, Maradona quel giorno al "San Paolo" accende, infiamma i cuori di un popolo di per sè fatalista, abituato da sempre al rispetto che si deve a Sua Maestà: il Vesuvio.

Carpe diem, cogli l'attimo. I napoletani lo sanno bene, ed ora possono ostentare oltre al sangue di San Gennaro che puntualmente si liquefa... o miracol ora con straordinaria straffottenza impongono al mondo intero il "genio calcistico" di Diego. E puntualmente Maradona veste i panni di San Gennaro e fa "o miracole", anzi due... tre. O Napele vince o scudette. 1987 a maggio, la squadra partenopea capitanata dal mitico e magico "Diez" si laurea campione d'Italia. È la prima volta che il "tricolore" approda e fa bella mostra sulle maglie azzurre targate ennerre con lo sponsor Buitoni. Il catino del "San Paolo" esplode... tutta Napoli espode... si balla e si canta: "Maradona è meglie e Pelè, ci anne fatto o mazze tante per averle...". 

Il rito "orgiastico" collettivo si consuma all'ombra del possente e per fortuna dormiente vulcano. Napule è na cosa granne... parafrasando il buon Pino Daniele e Maradona lo sa bene, lui diventa il RE, la ragione di "esistere" di un popolo "è a voce de creature" che sognano da grandi "di fare Maradona". Arriva la Coppa Uefa, arriva il secondo scudetto e Maradona è il leader indiscusso di quella squadra. Poi sfida gli "italiani", si gioca nel "suo" stadio la semifinale dei campionati del mondo di Italia 90, la "sua" Argentina, campione in carica, sfida gli Azzurri di Vicini, e all'improvviso non ci sono più le notti magiche, Maradona dal dischetto nella lotteria dei rigori, spiazza Zenga e vola in finale in quel di Roma. All'Olimpico in mondovisione urla "hijo de puta" a tutti gli spettatori che fischiano l'inno argentino. Si è rotto qualcosa, gli italiani, e sopratutto il fisco, mal sopportano il genio argentino. La caduta degli Dei si è consumata.

Ma per Napoli e gli amanti del calcio c'è solo un Dio e si chiama DIEGO ARMANDO MARADONA. Ciao grande e grazie per averci regalato emozioni uniche e sogni stupendi. Io da grande "voglio fare Maradona".

 

Stefano Impedovo

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